n.2 - dicembre 2003
 

SOLIDALI? NO, DEBITORI...

Al giorno d’oggi sono tante le persone povere e bisognose del Terzo Mondo. Ma, purtroppo, per trovare povertà e malessere non serve andare tanto lontano come in Africa o in Sud-America, perché la povertà esiste anche in Italia, un Paese relativamente “ricco”.
Anche uscendo di casa e girando l’angolo si trovano persone malate o che muoiono di fame. Le persone che soffrono, al mondo, sono tante, ma noi possiamo dare loro un aiuto; dare un aiuto non deve per forza significare che questo deve essere economico.
Dare un aiuto significa rendere migliore (anche se di poco) la vita degli altri, del prossimo, in una parola: SOLIDARIETA’.
La solidarietà è un sentimento di fratellanza, di vicendevole aiuto, che deve esserci tra i membri di una comunità. Si può essere solidali anche solo facendo tornare il sorriso agli anziani e ai malati. Oggi esistono delle organizzazioni, delle comunità che aiutano i poveri del Terzo Mondo, o i malati di tumore, cancro e AIDS. Queste malattie uccidono ogni anno milioni di persone, ma per fortuna la ricerca e la sperimentazione stanno facendo grandi passi in avanti. Credo che aiutando gli altri si possa capire quanto conta una piccola cosa come un sorriso o una passeggiata.
Oggi esiste il “solidarismo”, un’organizzazione sociale fondata sulla collaborazione e sull’accordo ad aiutare gli altri. Questa organizzazione, nata in Francia nella sociologia di Comte, si basa sul principio che ogni uomo, nascendo debitore dei vantaggi che la società gli offre, deve dare la possibilità agli altri di “godere” dei vantaggi di cui anche lui “gode”. Durante tutto l’anno, ma in modo particolare adesso, nel periodo natalizio, cerchiamo anche noi di essere solidali verso gli altri.

Chiara III A
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