Anno II - n.1 - dicembre 2004 |
"La scuola
in cammino per la costruzione di un'Europa senza barriere mentali" • L'Europa ha firmato la sua Costituzione. Il giorno 29 ottobre 2004 i rappresentanti dei 25 Stati membri hanno siglato il Trattato che sancirà diritti, doveri e regole dei cittadini dell'Unione Europea. • Il Trattato è stato firmato intorno a mezzogiorno nella sala degli Orazi e Curiazi al Campidoglio, la stessa in cui nacque il primo embrione comunitario nel 1957. • Sembrerà strano, ma nel lontano 21 agosto 1849 il grande
scrittore francese Victor Hugo questa cerimonia l'aveva già immaginata
quando, pronunciando a Parigi un discorso al Congresso degli Amici della
Pace, disse queste testuali parole: "un giorno verrà in
cui voi, Francia, Italia, Inghilterra, Germania, senza perdere le vostre
qualità e gloriose individualità, vi fonderete strettamente
in un'entità superiore costituendo la fraternità europea". • Oggi la nuova Costituzione ci ricorda che l'Unione Europea condivide tutto. • E se proprio tutto si deve condividere, non potevamo non parlare
del tema dell'istruzione, già inserito tra i diritti fondamentali
all'art. 74 e agli articoli 282 e 283 che recano il titolo "Istruzione,
Gioventù, Sport e Formazione professionale”. • La scuola e gli altri mezzi di diffusione e circolazione della cultura dovranno saper far considerare ai giovani il concetto di cittadinanza europea. • Ora ci chiediamo: cosa può fare la scuola, cosa possono
fare i docenti perché nasca gradualmente in noi alunni la consapevolezza
di essere europei oltre che italiani, francesi o tedeschi? Noi crediamo
che la scuola può fare molto. • E allora, torniamo alla domanda di partenza. Cosa possono fare gli insegnanti per far crescere i piccoli cittadini europei? • La soluzione, a nostro avviso, non è quella di "soffocare” gli alunni e le aule di oggetti e strumenti, come ha proposto il ministro francese delegato agli Affari Europei, che vorrebbe, per esempio, che le aule scolastiche fossero corredate da simboli dell’Unione; non è neanche la creazione di una nuova disciplina denominata "Storia dell'Europa", scelta che avrebbe per effetto di fare odiare l'Europa agli studenti. • Quello che è un po' più difficile è far
sorgere una “cultura partecipativa libera e consapevole”.
Come diceva Giorgio Gaber in una delle sue canzoni, "la libertà
è partecipazione”. Si è cioè liberi da ogni
senso di appartenenza quando si partecipa, con la mente sgombra da ogni
pregiudizio, alla vita pubblica, alla vita della scuola, del quartiere,
della città.
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