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Anno II - n.3 - giugno 2005
 
La caccia alle streghe

AURORA MARRA - tempereQuest'anno nelle seconde classi ci siamo appassionati al fenomeno della "caccia alle streghe" che abbiamo trattato sotto vari punti di vista. Abbiamo iniziato con la lettura del libro “La chimera” di Sebastiano Vassalli che parla di una ragazza accusata di stregoneria e condannata al rogo e proseguito con l'analisi di alcuni documenti storici riguardanti processi del tribunale dell’inquisizione. Riguardo all’aspetto musicale e artistico, abbiamo ascoltato brani e visto opere relativi a questo periodo. Infine dal punto di vista religioso, abbiamo studiato i comportamenti della Chiesa nei confronti delle eresie.
La caccia alle streghe dilaga in Europa tra il XV e il XVII secolo; la situazione religiosa e l’insicurezza collettiva suscitata dalle carestie, dalla peste e dalle rivolte durante il trecento provocano una vera e propria lotta contro la stregoneria, che diviene il capro espiatorio a cui attribuire l’origine di ogni male. Nel 1484 Papa Innocenzo VIII promulga la bolla “Summis desiderantes affectibus” incaricando Heinrich Institor e Jacob Sprenger, due inquisitori, di condannare e punire i “peccatori”. A tal fine i due domenicani scrivono il “Martello delle streghe”, un vero e prorio manuale dell’inquisitore in cui si spiegano i malefici operati dalle streghe, i mezzi per riconoscerli, i sistemi per interrogare e tutte le varie e crudeli torture per estorcere le confessioni. Innanzitutto le donne sono molto più crudeli degli uomini e, poichè il demonio cerca soprattutto di corrompere la fede, egli l’attacca per primo. In realtà il cristianesimo vede la donna come un “animale imperfetto”, poichè la creazione della prima donna è stata fatta con una costola curva e ritorta tolta all’uomo, ma anche come un essere inferiore all’uomo, in quanto cedette alle tentazioni del serpente dimostrando poca fede e tanta incredulità nelle parole di Dio. Secondo il Martello delle streghe l’etimologia del nome lo dimostrerebbe: “foemia deriva da fe e minus, perchè essa è capace di conservare minor fede”. Le presunte streghe non erano altro che donne comuni, con qualche vaga competenza di erboristeria e che nella comunità avevano il ruolo di guaritrici. Dai processi risulta che erano particolarmente esposte all’accusa le vedove e le levatrici/bambinaie. I processi alle streghe riflettono le innovazioni giuridiche introdotte tra il XIII e il XIV secolo, quali per esempio l’uso delle torture. Prima del 1200 un’azione penale si articolava in due fasi: l’accusa, formulata sotto giuramento da un soggetto privato e la condanna o l’assoluzione da parte del giudice, in base all’ammissione della colpa da parte dell’accusato o di prove convincenti fornite dall’accusatore. Nei casi dubbi si ricorreva all’ordalia, cioè a un segno della colpevolezza o dell’innocenza dell’accusato. Un’altra modalità per risolvere le questioni dubbie era quella del duello tra accusato e accusatore. Dopo il Concilio del 1215, si passa dall’ordalia al metodo inquisitorio, secondo il quale i membri di una comunità potevano chiamare in giudizio una persona sulla base di informazioni. Infatti, mentre con l’ordalia si richiedeva l’aiuto divino, con il metodo inquisitorio era necessario l’acquisizione di prove. Oggi la figura della strega può essere identificata nelle cosiddette “maghe” che con l’aiuto di carte, tarocchi e altre cose predicono il futuro e tentano di risolvere problemi di salute senza ricorrere alla medicina.

Scuola Media Fabro Scalo Femmine II A e II B

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