Catania: uno stadio in guerra

Data 6/2/2007 15:47:42 | Categoria: Una finestra sul mondo

guerriglia E’ VERGOGNOSO!!!
Non troviamo altre parole per aprire questo articolo sui recentissimi episodi di violenza che si sono verificati a Catania e che hanno portato alla morte dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti. Nessuno di noi è riuscito a trattenere le lacrime alla vista delle immagini della figlia del poliziotto ucciso che ai funerali ha letto una lettera straziante in ricordo del padre. Il messaggio unanime che la famiglia ha tentato di trasmettere è che almeno questa morte assurda non sia vana, che serva da esempio e che possa contribuire a riformare un sistema, quello del calcio, che veramente “fa acqua” da tutte le parti.

L’estate scorsa è stata segnata dallo scandalo delle designazioni arbitrali, manipolate dalle grandi società ed ora siamo arrivati ad un omicidio! Il calcio, così come siamo ormai abituato a vederlo, non può più essere considerato uno sport. Lo stesso Matarrese, il presidente della Lega calcio, ieri sera al TG1 l’ha definito come un’industria, che come tale, almeno secondo lui, non può essere fermata dallo Stato.
Per noi questo è veramente assurdo: i calciatori sono diventati dei mercenari, sempre in cerca dell’ingaggio più alto, nel campo gli episodi di violenza sono sempre più frequenti, e non solo sugli spalti, pensiamo alla “testata”di Zidane, addirittura ai mondiali, davanti a milioni di persone…Noi non riusciamo nemmeno ad immaginare  l’entità degli interessi che possano esserci dietro una partita di calcio, ma crediamo di non poter essere contraddetti se diciamo che morire per una partita non è possibile e che ci si deve assolutamente fermare. Il calcio è malato al suo interno: non solo a grandi livelli ma anche nelle “partitelle” di paese assistiamo spesso ad episodi di violenza che scaturiscono a volte  dagli stessi genitori che vanno a vedere i propri figli giocare.
Pensiamo che per trovare una soluzione a tutto questo, ognuno di noi debba guardare dentro di sé. Dobbiamo avere il coraggio di dire di no a questo sistema e riformarlo dall’interno, proponendo dei modelli positivi, testimoniati dagli altri sport, dove l’agonismo e la voglia di vincere non sono mai arrivati a questi atti di follia collettiva e omicida.


Classe I E Scuola Media di Montegabbione





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