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Anno II - n.2 - marzo 2005
 
Si è spostato l'asse della terra?

Alle ore 8,25 locali del 26 dicembre, al largo dell’isola di Sumatra, si registrava un sisma della violenza pari al 9° grado della Scala Richter che dava inizio a uno “tsumani”, un’onda gigantesca di proporzioni impressionanti.

Per confermare l’eccezionalità dell’evento basti pensare che Sumatra si è spostata di circa 15 metri e l’asse di rotazione terrestre di circa 5 centimetri.

Fin da subito si è parlato di migliaia di vittime, considerando il fatto che l'area colpita è una delle zone turistiche più famose e frequentate dagli occidentali e per questo definita come una sorta di paradiso terrestre. Nessuno però poteva immaginare che il numero delle vittime potesse raggiungere simili proporzioni. Ad oggi, infatti, i morti accertati sono circa 170.000, cifra alla quale va aggiunto il numero dei dispersi dei quali, ancora un mese dopo la catastrofe, non si hanno notizie. Tra le vittime ci sono anche diciotto italiani mentre i dispersi, sempre italiani, sono circa trecento.

Ad un mese di distanza dall’evento la situazione rimane molto critica: i morti vengono bruciati per strada e l’emergenza epidemie è ciò che fa più paura. Infatti l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha paura che queste epidemie causino ulteriori vittime, più di quelle provocate dal maremoto.

Oltre al disastro umano bisogna tenere conto anche di quello ambientale che ha travolto delicati ecosistemi, tra i quali quello della barriera corallina.

In seguito al disastro, nel mondo intero, è scattata una gigantesca gara di solidarietà che ha coinvolto, e coinvolge tutt’ora, non solo i governi ma anche la gente comune per portare nelle zone colpite ogni sorta di aiuti. Acqua potabile, medicine e viveri sono le cose che più necessitano in questo momento e per il tempo a venire perché per una simile tragedia, secondo gli esperti dell’O.N.U. (Organizzazione delle Nazioni Unite), ci vorranno almeno dieci anni per riportare le zone colpite ad una sorta di normalità.

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